• pazienti@enzogiudice.it
  • +39 3482575740

Coronarovirus Umano

I coronavirus sono stati scoperti negli anni sessanta dalle dalle cavità nasali dei pazienti con raffreddore comune. Questi virus furono successivamente chiamati Coronarovirus Umano 229E (HCoV-229E) e Coronarovirus OC43 (HCoV-OC43). Sono stati identificati altri due membri di questa famiglia (Coronavirus umano NL63, HCoV-NL63, nel 2004;  Coronarovirus umano HKU1, HCoV-HKU1, nel 2005) e sono stati coinvolti infezioni del tratto respiratorio più gravi. Non esistono vaccini o farmaci antivirali considerati validi dalla comunità scientifica per la prevenzione o per il trattamento delle patologie indotte. Si ritiene che i coronavirus causino una percentuale significativa di tutti i raffreddori comuni negli adulti e nei bambini. I sintomi che si riscontrano più frequentemente sono febbre e adenoidite acuta con maggior incidenza durante l’inverno e l’inizio della primavera. In molti casi i coronavirus possono causare polmonite virale diretta o polmonite batterica secondaria; inoltre possono portare anche allo sviluppo di bronchite, bronchite virale diretta o bronchite batterica secondari. I ceppi causa delle principali patologie che interessano l’uomo appartengono al genere Betacoronavirus. Il coronavirus umano scoperto nel 2003, SARS-CoV, causa una grave sindrome respiratoria acuta (SARS) e ha una patogenesi unica, perché causa infezioni del tratto respiratorio superiore e inferiore. La variante SARS dei coronavirus, apparsa inizialmente in Cina, nella provincia del Guangdong nel novembre 2002 e isolata per la prima volta l’anno successivo, ha le stesse identiche caratteristiche morfologiche degli altri coronavirus, ma sembra sia una specie del tutto nuova derivata probabilmente da un serbatoio animale (non ancora noto) che ben si è adattato all’uomo. Tra i fattori che il virus della SARS utilizza per incrementare notevolmente la sua virulenza rispetto agli altri coronavirus, c’è un potente sistema di inibizione dell’interferone. Un altro focolaio pericoloso provocato da un diverso ceppo di coronavirus ha avuto inizio nel giugno 2012 in Arabia Saudita. La malattia è stata perciò indicata col nome di sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus o MERS (dall’acronimo in inglese). Sono stati accertati con test di laboratorio almeno 2000 casi nel mondo, di cui oltre i 3/4 in Arabia Saudita; fino al giugno 2015 c’erano già stati oltre 500 morti (su circa 1500 casi registrati fino a quella data). Il 31 dicembre 2019 è stato segnalato un nuovo ceppo di questo virus a Wuhan, in Cina, identificato come un nuovo ceppo di β-CoV dal Gruppo 2B con una somiglianza genetica del 70% circa rispetto al SARS-CoV. Il nuovo ceppo, di conseguenza, è stato nominato SARS-CoV-2.

A gennaio 2020 sono stati riconosciuti 7 ceppi di coronavirus in grado di infettare gli umani:

  1. Coronavirus umano 229E(HCoV-229E)
  2. Coronavirus umano OC43(HCoV-OC43)
  3. Coronavirus umano NL63(HCoV-NL63)
  4. Coronavirus umano HKU1(HCoV-HFU1[3])
  5. Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus(SARS-CoV)
  6. Sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus(MERS-CoV), conosciuto anche come Novel Coronavirus 2012 (2012-nCoV) e Human Coronavirus Erasmus Medical Center/2012 HCoV-EMC/2012
  7. Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2(SARS-CoV-2),[14][15] conosciuto anche come Wuhan Coronavirus responsabile della malattia COVID-19.
La trasmissione dei coronavirus tra umani avviene principalmente attraverso le goccioline respiratorie (droplet) emesse da un individuo infetto mediante tosse o starnuti, che successivamente vengono inalate da un soggetto sano che si trovi nelle vicinanze. Non è chiaro se sia possibile infettarsi anche dopo aver toccato superfici o oggetti ove sia presente il virus e portando successivamente le mani verso la propria bocca o verso il naso o gli occhi. Sebbene i virus respiratori siano trasmissibili solitamente quando il soggetto malato presenta anche i sintomi, sembrerebbe che il coronavirus SARS-CoV-2 possa diffondersi anche in occasione di un contatto ravvicinato con un paziente infetto asintomatico.