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TIROIDITE, processo infiammatorio

TIROIDITE, processo infiammatorio

La tiroidite è un processo infiammatorio che colpisce la ghiandola tiroide. Tra i disordini che possono interessare tale ghiandola, le tiroiditi sono quelli che si riscontrano più comunemente. Ne esistono diverse forme che si  possono differire per eziologia e manifestazioni cliniche. Una pratica suddivisione delle tiroiditi è quella seguente:
  • tiroiditi acute
  • tiroiditi subacute
  • tiroiditi croniche.
La classificazione soprariportata è sì alquanto pratica, ma allo stesso tempo è anche molto generica; all’interno di queste forme si riconoscono infatti quadri particolari come, per esempio, le tiroiditi dell’anziano.

Tiroide1

La tiroidite acuta

La tiroidite acuta è un evento patologico non particolarmente comune; generalmente l’origine è di tipo batterico, ma le cause possono anche essere ricercate tra funghi e parassiti. Nella maggior parte dei casi i germi responsabili sono lo Streptococco piogene e lo Stafilococco aureo. L’infezione può giungere alla tiroide per via ematica o per via linfatica. La tiroidite acuta si manifesta con maggiore frequenza nei soggetti di sesso femminile tra i 20 e 40 anni di età, ma tale patologia può comunque colpire sia bambini che persone anziane. Di norma il processo infiammatorio interessa un solo lobo della tiroide; difficilmente colpisce l’intera ghiandola. In più del 50% dei casi la tiroidite acuta colpisce una ghiandola con una patologia già esistente. I soggetti con basse difese immunitarie presentano un rischio maggiore di ammalarsi di tiroidite. L’esordio è generalmente improvviso e spesso associato ad astenia, febbre elevata, brividi e sudorazione. La dolenzia, solitamente monolaterale, viene acutizzata dai movimenti rotatori del capo e dall’atto del deglutire. In qualche caso possono essere presenti disfagia, dispnea e tosse. Gli esami di laboratorio mostrano leucocitosi e innalzamento della VES. In qualche caso è possibile che venga rilevato un innalzamento del livello di tiroxina sierica, di norma transitorio. Diagnosi e trattamento – Come detto, la manifestazione clinica della tiroidite acuta è improvvisa; la diagnosi differenziale deve escludere quelle condizioni che possono mimarne il comportamento (tiroidite subacuta granulomatosa, ciste tiroidea, carcinoma tiroideo ecc.). La diagnosi può essere confermata con un ago aspirato. Se adeguatamente trattata, la tiroidite acuta tende a risolversi completamente senza lasciare strascichi a livello di funzione tiroidea. Se, al contrario, vi fosse un’evoluzione spontanea della patologia, si potrebbe andare incontro alla formazione di un ascesso con fistolizzazione all’esterno. Complicazioni più gravi sono molto rare. Il trattamento della tiroidite acuta dovrebbe essere generalmente eseguito in ambito ospedaliero con somministrazione di farmaci antibiotici per via parenterale. In determinate circostanze potrebbe rendersi necessaria una resezione parziale della ghiandola tiroidea. È molto importante, in caso di tiroidite acuta, agire con tempestività allo scopo di evitare una diffusione sistemica del processo infiammatorio o la distruzione della ghiandola tiroidea con conseguente ipotiroidismo.

La tiroidite subacuta

controllo tiroideo La tiroidite subacuta è una patologia infiammatoria reversibile, talvolta recidivante, che colpisce la ghiandola tiroidea. La durata della tiroidite è caratterizzata da un’estrema variabilità, infatti la patologia può durare poche settimane o addirittura alcuni mesi. Esistono diversi tipi di tiroidite subacuta, ma le forme più importanti sono due:
  • tiroidite subacuta granulomatosa
  • tiroidite silente.
Tiroidite subacuta granulomatosa – La tiroidite subacuta granulomatosa (anche tiroidite di De Quervaintiroidite dolorosatiroidite granulomatosatiroidite migrante) è una forma di tiroidite abbastanza frequente che colpisce in prevalenza i soggetti di sesso femminile (80% dei casi) che hanno un’età compresa fra i 30 e i 55 anni. La tiroidite subacuta granulomatosa è una tiroidite la cui eziologia è tuttora sconosciuta. La maggior parte degli autori ritiene che l’origine di tale malattia sia virale; generalmente essa è preceduta da un’infezione virale a carico delle vie respiratorie oppure da una parotite. La tiroidite subacuta granulomatosa si presenta di solito in modo brusco con mialgia, febbre non particolarmente elevata, astenia, mal di gola, disfagia e dolenzia nella parte anteriore del collo che si acutizza quando si ruota la testa o si deglutisce. In caso di presenza di ipertiroidismo possono essere presenti sintomi quali brividi, calo ponderale, palpitazioni, sudorazione, tachicardia ecc. Gli esami di laboratorio mostrano un innalzamento della VES e un T4 sierico eccessivamente elevato rispetto al T3 sierico. La tireoglobulina è elevata è ciò può aiutare nei casi di diagnosi non chiara dal momento che si può escludere con certezza la patologia in questione in quei soggetti con dolenzia anteriore al collo che presentano valori di tireoglobulina nella norma. Diagnosi e trattamento – La diagnosi differenziale deve escludere la cisti ematica, il carcinoma anaplastico della tiroide, alcune forme di tiroidite di Hashimoto ecc. Per quanto riguarda il trattamento, in quei casi in cui il processo infiammatorio è abbastanza lieve si ricorre solitamente ai salicilati e ai farmaci antinfiammatori non steroidei. Nei casi più difficili il trattamento di prima scelta, se non esistono controindicazioni in proposito, si avvale dell’utilizzo di glucocorticoidi. A seconda dei casi la terapia può durare da 2 settimane fino a 6 mesi. Generalmente la tiroidite subacuta granulomatosa non comporta anomalie tiroidee permanenti, ma il rischio di complicanze non è nullo; si registrano infatti casi di ipotiroidismo permanente. Tiroidite silente – La tiroidite silente (anche tiroidite subacuta linfocitariatiroidite linfocitariatiroidite linfocitaria indoloretiroidite indolore ecc.) è una patologia caratterizzata da ipertiroidismo transitorio. Ne esistono due forme, la cosiddetta forma sporadica e la tiroidite post-partum. Molti autori ritengono che la tiroidite silente abbia origine autoimmune, ma sono ancora diversi gli aspetti da chiarire. Altri autori propendono invece per un’eziologia di tipo infettivo dal momento che sono molti i casi che fanno la loro comparsa nel periodo invernale. Un’altra ipotesi è che vi sia una predisposizione genetica alla base di questo tipo di tiroidite. Clinicamente la forma sporadica ha esordio improvviso con i tipici sintomi dell’ipertiroidismo (tachicardia, palpitazioni, intolleranza al caldo, calo ponderale, agitazione ecc); un piccolo gozzo simmetrico, non dolente, è presente in circa la metà dei casi. I soggetti di sesso femminile, generalmente di età compresa fra i 30 e i 40 anni, risultano essere i più colpiti (80% circa dei casi). Gli esami ematochimici mostrano un aumento dei livelli sierici di T3 e T4 e, come nel caso della tiroidite subacuta granulomatosa, vi è una notevole sproporzione nell’innalzamento del livello di T4 rispetto a quello di T3. Spesso gli autoanticorpi tiroidei risultano essere positivi. La VES può risultare alterata come rientrare nel range di normalità. Diagnosi e trattamento – La diagnosi differenziale deve escludere le altre patologie che danno luogo a ipertiroidismo (malattia di Basedow, adenoma di Plummer, tiroidite di Hashimoto, tireotossicosi factitia ecc.). Il trattamento è rivolto al controllo della sintomatologia e in genere viene attuato mediante farmaci beta-bloccanti come il propranololo. Non è indicato l’utilizzo di farmaci antitiroidei; sconsigliabile è anche l’utilizzo di glucocorticoidi. Tiroidite post-partum – Questa forma di tiroidite è stata descritta la prima volta nel 1948. È una forma di tiroidite le cui cause sono tuttora sconosciute. Molti autori ipotizzano che possa trattarsi di una variante di tiroidite di tipo autoimmune. Questo tipo di tiroidite si manifesta nei primi dodici mesi dopo il parto in donne eutiroidee durante il periodo della gravidanza. A seguito di tale forma di tiroidite in un certo numero di donne si sviluppa un ipotiroidismo permanente. È talvolta associata alla cosiddetta depressione post-partum e se ne riscontra una notevole incidenza in donne affette da diabete mellito di tipo I. Tipicamente il decorso della tiroidite post-partum si caratterizza per una fase di ipertiroidismo seguita da una fase di ipotiroidismo. Il ritorno allo stato normale avviene entro un anno dal parto. La fase di ipertiroidismo può essere asintomatica oppure può dar luogo ad astenia, palpitazioni, agitazione, intolleranza al caldo, tremori ecc. Nella fase di ipotiroidismo i sintomi che si presentano con più frequenza sono il calo della concentrazione e il calo della memoria. Diagnosi e trattamento – Nella fase ipertiroidea gli esami mostrano soppressione del TSH e ormoni tiroidei leggermente aumentati, mentre in quella ipotiroidea sono presente alti livelli di TSH. Nelle  donne colpite da tiroidite post-partum sono positivi gli anticorpi anti-tireotossicosi e quelli anti-tireoglobulina. Nella maggior parte dei casi non è necessario, nella fase ipertiroidea, ricorrere ad alcun tipo di trattamento. A seconda della gravità dei sintomi è possibile ricorrere a farmaci beta-bloccanti. Nella fase ipotiroidea si ricorrere a terapia sostitutiva con L-tiroxina a basse dosi da aggiustare in base alla sintomatologia.

Tiroidite cronica

Tiroidite-di-Hashimoto2Fra le forme di tiroidite cronica ricordiamo la tiroidite cronica linfocitaria (tiroidite di Hashimoto o anchetiroidite cronica autoimmune) e la tiroidite fibrosa (tiroidite di Riedel). Tiroidite di Hashimoto – Deve il suo nome al medico che per primo la descrisse (1912), Hashimoto Hakaru. È una delle patologie tiroidee più diffuse al mondo, soprattutto in quelle aree in cui l’apporto iodico è particolarmente elevato. È più comune nel sesso femminile e la sua incidenza aumenta all’aumentare dell’età. La tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune (è cioè provocata da quella che possiamo definire come un’auto-aggressione del proprio sistema immunitario). Questa forma di tiroidite tende a evolvere verso l’ipotiroidismo. La sintomatologia di tale patologia è caratterizzata da una certa variabilità che è legata all’evoluzione clinica della malattia, all’età in cui essa insorge e all’eventuale contemporanea presenza di altre patologie. Nella stragrande maggioranza dei casi la tiroidite di Hashimoto esordisce lentamente e senza sintomi; la produzione ormonale rimane nella norma e i sintomi si manifestano solo quando vi è un’evoluzione verso un quadro ipotiroideo. Alcune volte l’esordio è acuto e in questo caso la sintomatologia è quella tipica dell’ipertiroidismo (agitazione, astenia, calo ponderale, aumento della temperatura corporea, tachicardia ecc.). In certi casi la tiroidite di Hashimoto è associata a patologie legate ad alterazioni del sistema immunitario (epatite C, deficit surrenalico, insufficienza ovarica, diabete ecc.). Diagnosi e trattamento – La diagnosi si basa sull’anamnesi, sull’esame obiettivo e sulle indagini di laboratorio e strumentali (dosaggio di TSH, FT3 e FT4). La ricerca degli anticorpi anti-tireoperossidasi risulta essere positiva nella stragrande maggioranza dei casi (95%); minore, percentualmente parlando, la positività degli anticorpi anti-tireoglobulina (60%). Nei casi più dubbi è necessario ricorrere all’esame citologico e/o alla alla scintigrafia. La diagnosi differenziale deve escludere l’assunzione di sostanze che possano indurre la produzione anticorpale contro la tiroide (come per esempio l’amiodarone o l’interleuchina-2). La terapia deve tener conto della funzione della ghiandola tiroidea al momento in cui la patologia viene diagnosticata; dal momento che nella maggioranza dei casi, la patologia provoca una condizione di ipotiroidismo, si procederà con la somministrazione della cosiddetta terapia sostitutiva. Nei rari casi in cui la patologia sia evoluta verso una condizione di ipertiroidismo, si dovrà ricorrere a una terapia che inibisca la funzione tiroidea. Tiroidite di Riedel – Deve il suo nome allo scienziato che per primo la descrisse verso la fine del XIX secolo. La tiroidite di Riedel (anche tiroidite lignea) è una forma di tiroidite molto rara a eziologia sconosciuta. Questa patologia provoca una lenta, ma progressiva fibrosi della tiroide con comparsa di gozzo non voluminoso, ma estremamente duro. Molte volte ha un comportamento che ricorda quello tumorale perché ha la tendenza a coinvolgere gli organi e i nervi prossimi alla tiroide (trachea, esofago, nervi laringei) con conseguenti dispnea, difficoltà nel deglutire ed alterazioni del timbro vocale; la diagnosi differenziale si pone appunto con il carcinoma tiroideo che comunque si diffonde in modo molto più rapido. Nella tiroidite di Riedel il trattamento è di tipo chirurgico (tiroidectomia) per evitare le complicanze a carico degli organi vicini. Dopo la chirurgia si dovrà iniziare (se non era già in atto) la terapia sostitutiva.

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