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Le nuove linee guida Usa sull’ipertensione nei cardiopatici

Le nuove linee guida Usa sull’ipertensione nei cardiopatici

Tre gruppi di esperti dell’American heart association, dell’American college of cardiology e dell’American society of hypertension hanno aggiornato, sul Journal of the american college of cardiology, le linee guida sui valori pressori dei pazienti con malattia coronarica (Cad), consigliando di mantenere livelli inferiori a 140/90 mm/Hg nei soggetti a rischio d’infarto e di ictus. Le linee guida, inoltre, invitano a non superare i 130/80 mm/Hg nelle persone con malattie cardiache che hanno già avuto un attacco di cuore, un ictus, un Tia, o un aneurisma dell’aorta addominale. «Tali raccomandazioni sono comunque più flessibili di quelle pubblicate nel 2007, lasciando il medico libero di decidere per il meglio a seconda del paziente che ha davanti» afferma Clive Rosendorff, primo autore e presidente della commissione che ha redatto il documento, sottolineando che le raccomandazioni indicano l’uso nella terapia antipertensiva dei beta-bloccanti e dei diuretici, ma anche degli antagonisti dell’angiotensina II (Arb) e degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (Ace-I). «Ciononostante, permane un certo grado di incertezza su chi beneficia maggiormente di una certa terapia, e sull’effettiva utilità di aggiungere altri farmaci alla cura in corso, e in quale sequenza» riprende il ricercatore, precisando che, come sempre, il percorso migliore per le persone con ipertensione lieve è quello di cambiare abitudini di vita, migliorando la dieta e l’esercizio fisico. «Le linee guida non sono regole inflessibili» aggiunge il cardiologo, ricordando che nei pazienti con Cad non trattata l’ipertensione arteriosa è un grave rischio di infarto e ictus, e che sono in cantiere anche le linee guida per i pazienti ipertesi ma non cardiopatici. «Le raccomandazioni delle società scientifiche servono in quanto nell’ultimo decennio l’ipertensione è diventato un problema sempre maggiore negli Stati Uniti, secondo un recente rapporto del Cdc, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie» conclude Rosendorff, osservando che il tasso di mortalità globale da ipertensione è aumentato del 23% dal 2000, in netta controtendenza con la mortalità per tutte le altre cause, scesa del 21% nel medesimo lasso di tempo.

20/04/2015

Journal of the American College of Cardiology 21 April 2015 doi:10.1016/j.jacc.2015.02.038  

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